ORIENTE E OCCIDENTE, MEDICINA A CONFRONTO GRAZIE ALLA S&R FARMACEUTICI

Con ‘PartOriente’ giornata formativa per specialisti interessati all’approccio al paziente asiatico. A Bastia Umbra approfondite similitudini e differenze per migliorare la pratica medica quotidiana

In un mondo globalizzato sono sempre più frequenti i contatti tra Oriente e Occidente, anche in medicina. Per approfondire differenze e similitudini fra i due ambiti culturali è stata organizzata a Bastia Umbra, all’auditorium Minerva della S&R Farmaceutici spa, una giornata formativa dal titolo ‘PartOriente’, con specialisti provenienti da tutta Italia interessati all’approccio al paziente asiatico per un miglioramento della pratica medica quotidiana. Responsabile scientifico è stato il dottor Maurizio Bini, responsabile del servizio di riproduzione assistita all’Ospedale Niguarda di Milano, che ha spiegato nella sua relazione, tra le altre cose, come “in Giappone ancora oggi la maggior parte dei termini medici ha una derivazione tedesca e in Cina l’entusiasmo per la medicina occidentale è tale da apparentemente travolgere le tradizioni locali”. Dall’altro lato “l’80 per cento delle pubblicazioni scientifiche – ha raccontato Bini – accettate dalle più prestigiose riviste provengono ormai dall’Asia. Il mondo occidentale ha importato spesso modalità di trattamento provenienti da altri ambiti culturali relegandoli però per lo più in enclave iperspecialistiche di minoritaria medicina alternativa. Proprio per evitare questo pericolo è stata organizzata questa giornata congressuale”. Sono stati affrontati diversi temi, dalla coppia asiatica sterile con il dottor Cristofaro De Stefano alla ‘Sterilità inspiegata e medicina coreana’ con le dottoresse Patrizia Betti e Paola Costa, passando per la sindrome dell’ovaio policistico (Pcos) e le sue differenze etniche e genetiche spiegate dalla dottoressa Stefania Piccolo. “Biologicamente le donne asiatiche e occidentali sono diverse – ha spiegato Bini –. Ad esempio la policistosi ovarica è presente nelle donne asiatiche in quasi più della metà della popolazione mentre in Italia si attesta al 7 per cento”. Tante sono le differenze tra Oriente e Occidente come ad esempio il ricorso al parto cesareo. “I cinesi che vivono fuori dalla Cina – ha spiegato Bini – hanno il tasso di cesarei più basso al mondo mentre in Cina si tocca il 58 per cento. Inoltre, mentre nel passato vigeva ‘la politica del figlio unico’ adesso che molte coppie decidono di avere il secondo sorgono delle problematiche per le donne precesarizzate, che vengono gestite con una certa approssimazione. Anche il post partum può diventare un problema. I cinesi donano rarissimamente il sangue, perché significa disperdere energia, perciò ce n’è poco e un’emorragia può essere fatale”.

Tra i tanti temi, durante il corso si è parlato anche di partenogenesi con la dottoressa Giulia Cafueri, embriologa del Centro di sterilità dell’ospedale Niguarda di Milano. “Già da svariati anni – ha spiegato Cafueri – nell’ambito della procreazione assistita esistono tecniche estremamente sofisticate ma ci sono problematiche complesse per cui pazienti per cause inspiegate non riescono comunque a concepire. Attualmente esistono delle tecniche sperimentali che vengono raggruppate nella cosiddetta attivazione ovocitaria che utilizzando delle sostanze esogene, come ad esempio l’iniezione dell’inositolo all’interno dell’ovocita, permettono di coadiuvare i fattori mancanti dello spermatozoo nel momento della fecondazione. I giapponesi in questo sono molto avanti e infatti nel 2004 hanno creato il primo essere vivente partenogenetico, una ‘topolina con due mamme’ nata dalla fusione di due cellule uovo, quindi senza il contributo paterno. Potrebbe sembrare che il contribuito paterno sia totalmente inutile ma in realtà i tentativi di portarla in vita sono stati molto difficoltosi, proprio a dimostrare quanto questo invece sia fondamentale”.